Recensione - Augustus -


Traduttore: S. Tummolini
Editore: Fazi
Collana: Le strade
Anno edizione: 2017
Pagine: 410 pagine
Formato: brossura

Jonh E. Williams fa parte di quella schiera di autori scomparsi le cui opere sono state riscoperte con un colpevole ritardo. E in questo caso la sensazione di manchevolezza nel non aver portato alla luce prima il talento di questo scrittore è moltiplicato dal fatto che i suoi scritti si contano sulle dita di una mano, ed è un peccato mortale. Ha lasciato veramente troppo poco ai posteri, ma quel poco è di valore assoluto e "Augustus" non fa eccezione, anzi, secondo me è l'opera più grande che lo statunitense ci ha donato.

E' doveroso inquadrare a grandi linee la situazione temporale e storica dove questo romanzo svolge la sua trama, incentrata su Ottaviano, primo Augusto di Roma, riconosciuto erede diretto di Gaio Giulio Cesare (primo dei dodici Cesari). L'epoca che lo procede è di transito mentre la sua verrà riconosciuta come la cruciale per il definitivo passaggio dal sistema repubblicano a quello del principato, prima, e imperiale poi.
Il periodo è quello a cavallo dell'anno zero ( a.C. e d.C.): i fatti vengono raccontati sia da personaggi di rilevanza storica vissuti in quegli anni sia da altre figure meno importanti che descrivono l'ascesa, la vita e la morte dell'imperatore, il quale regnò per ben 44 anni.

"Quarant'anni or sono, quando ne avevo trentasei, il Senato e il popolo di Roma mi accordarono il titolo di Augusto; venticinque anni dopo, quando ne avevo sessantuno, e nello stesso anno in cui mandai mia figlia in esilio, mi nominarono anche Padre della Patria. Niente di più semplice e appropriato: scambiai una figlia con l'altra, e quella adottiva premiò la mia decisione."


Così i protagonisti ci veicolano in questo lasso temporale per mezzo di epistole, frammenti di diari, appunti o documenti. Ne esce fuori un romanzo scorrevole e a tratti viscerale, non strettamente legato all'accuratezza storica, ma incentrato sulla forza del carattere, degli usi e dei costumi dei romani dell'epoca. Grazie a questa impalcatura narrativa Williams ricostruisce a proprio modo la figura quasi mitologica di Ottaviano, discernendo la vita dell'imperatore da quella dell'uomo, portando alla ribalta i crucci, i dilemmi e le debolezze di chi è a capo di un territorio tanto vasto, quanto importante. Di contorno abbiamo tutte quelle persone, dalle mogli all'unica figlia (Giulia) che narrano dal loro punto di vista le decisioni, le azioni, giuste o sbagliate dell'Augusto stesso.

Probabilmente, anzi sicuramente per sua stessa ammissione, lo scrittore non aveva nessuna presunzione da storiografo quando concepì questa magnifica opera. Libero dalla pressante scrupolosità che un romanzo storico tutto sommato richiede si concentrò sulle figure umane, sull'essere e sull'apparire di chi è presente nelle pagine di "Augustus", arrivando ad immaginare le sensazioni e gli stati d'animo più profondi delle figure che lo popolano. E probabilmente è propria questa la grandezza di J. Williams: tralasciare in gran parte la storia a tutto appannaggio dell'essere a discapito dell'avere, ponendo in rilievo animo e sentimenti dell'io più recondito. Impresa non facile proprio perché non si tratta di un romanzo ambientato ai nostri tempi, quindi con una più immediata facilità di immedesimazione, ma in un'epoca che conosciamo solo attraverso i libri di storia dove riuscire a muoversi nella psiche con un buon grado di percezione è un compito arduo anche per il più talentuoso degli scrittori.

"E gli fece intendere che un dolore eccessivo non si confaceva alla persona dell'imperatore. Mio padre la guardò con aria grave e disse: "Ebbene, l'imperatore soffrirà come si conviene a un imperatore. Ma cosa ne sarà del dolore dell'uomo?" 


Quindi signori, cosa dire? Giù il cappello dinanzi a tanto talento, palesato da un romanzo (e qui cito il Financial Times in 4° di copertina) "di ampio respiro e di grande accuratezza", umana aggiungerei io.
Siamo di fronte ad un'opera profonda, toccante e imponente a suo modo. Vorrei dissipare un dubbio, che magari qualcuno di voi ha già sollevato: non preoccupatevi, la struttura epistolare in questo specifico caso non rappresenta un freno, altresì delinea e valorizza tutto lo scritto, dal suo inizio alla sua conclusione.

Valutazione: 9/10


Giordano     







Commenti

Post più popolari